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Case green: cos’è la direttiva europea sull’efficienza energetica

Case green direttiva europea

La direttiva europea sulle case green è un insieme di norme volte a promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica. Gli Stati membri sono tenuti a presentare piani nazionali per la riqualificazione energetica, concentrandosi prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori. In Italia, questi edifici rappresentano circa 1,8 milioni di edifici residenziali su un totale di 12 milioni, e si collocano nella classe energetica più bassa, la G, secondo i dati Istat.

L’Unione Europea ha stabilito che entro il 2030 la maggioranza degli edifici presenti in Europa dovrà rientrare nella classe energetica E, al fine di incentivare la sostenibilità ecologica e ridurre le emissioni di CO2. Inoltre, la normativa prevede che a partire da quella data non sarà più possibile affittare o vendere immobili che non rispettano i criteri stabiliti dalla Direttiva in materia di efficienza energetica.

Questa misura si inserisce nell’ambito degli sforzi dell’Unione Europea per ridurre l’impatto ambientale degli edifici e per promuovere l’utilizzo di soluzioni a basso consumo energetico. In tal modo, si mira a promuovere una transizione verso un futuro più sostenibile e rispettoso dell’ambiente, oltre a migliorare la qualità della vita delle persone che abitano e lavorano in questi edifici.

Direttiva europea: la situazione degli immobili ad oggi

In questi ultimi mesi le attenzioni sulla direttiva dell’Unione Europea sulle “case green” sono state crescenti sia dai tecnici del settore che dai proprietari di case italiani. Riuscire a riqualificare energeticamente gli edifici esistenti, portandoli alla classe E entro il 2030 e alla classe D entro il 2033 è l’obiettivo principale delle nuove norme. La normativa riguarda un vasto numero di edifici, tra cui oltre 230.000 edifici pubblici non residenziali e 1,8 milioni di edifici residenziali privati.

Esistono delle eccezioni secondo le nuove regole. Le stime iniziali dicono che circa 3 milioni di edifici sul territorio nazionale potrebbero ottenere l’esonero, come ad esempio edifici storici e seconde case utilizzate meno di 4 mesi all’anno.

Attualmente, il caro energia è uno dei temi più discussi in Italia. L’acquisto, la riqualificazione di un’abitazione green o l’installazione di impianti fotovoltaici hanno un valore strategico per quel che riguarda la sostenibilità ambientale ed energetica. Essere a conoscenza della classe energetica di un edificio, di un appartamento, di un immobile, è importante per definire il loro fabbisogno energetico e gli eventuali interventi migliorativi o le ristrutturazioni da adottare per risparmiare.

Cosa prevede la direttiva case green

Ma quali disposizioni sono incluse nella versione della direttiva sulle case green approvata dal Parlamento Europeo?

Lo scopo principale è di ridurre le emissioni di gas serra e il consumo energetico nel settore edilizio entro il 2030, azzerando le emissioni entro il 2050 attraverso una serie di misure per il settore residenziale:

  • Ottenere almeno la classe energetica E entro il 2030;
  • Conseguire la classe D entro il 2033;
  • Massimo il 15% delle proprietà con la peggiore efficienza energetica dovrebbe rientrare nella classe G.
  • La scala di efficienza energetica dovrebbe variare da A a G, con parametri ancora da stabilire e diversi rispetto alla classificazione italiana.
  • Per quanto riguarda gli edifici non residenziali e quelli pubblici, le classi energetiche dovranno essere raggiunte entro il 2027 (per la classe E) e il 2030 (per la classe D).
  • Per quel che riguarda tutti i nuovi edifici “per i quali sarà tecnicamente ed economicamente fattibile” dovranno essere dotati di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali soggetti a importanti ristrutturazioni la scadenza è fissata al 2032.

Quanti e quali edifici dovrebbero essere rinnovati in base alla direttiva case green?

Quali edifici dovranno essere ristrutturati per salire di classe energetica e a quale costo?

Gli edifici residenziali e non residenziali dovranno essere adeguati alla direttiva europea sulle “case green”, al fine di garantire il raggiungimento della classe energetica E o superiore.

Ciò comporterà la necessità di effettuare lavori di ristrutturazione, ad esempio l’installazione di isolanti termici, il rifacimento degli impianti di riscaldamento e condizionamento, l’utilizzo di materiali edili ecologici e l’installazione di pannelli solari fotovoltaici. Naturalmente, il costo di queste operazioni dipenderà dalle dimensioni dell’edificio e dalle specifiche tecniche dei lavori da effettuare.

Tuttavia, gli investimenti iniziali saranno ammortizzati nel tempo grazie al risparmio energetico generato dai nuovi impianti e dal miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio.

Quali sono le esenzioni previste dalla direttiva?

La direttiva europea sulle “case green” prevede alcune esenzioni, ad esempio per gli edifici storici o per quelli situati in aree dove non è possibile utilizzare fonti rinnovabili per la produzione di energia. Inoltre, tutti i nuovi edifici dovranno essere costruiti in modo da rispettare i criteri stabiliti dalla direttiva, al fine di garantire il raggiungimento della classe energetica E o superiore sin dall’inizio.

Nessun divieto di vendere o locare

Adeguare un edificio che è in classe energetica F o G ha creato giustificate preoccupazioni sia per i costi eventualmente da sostenere che per la fattibilità in termini di tempo. È stata però smentita la voce iniziale per cui non si potrebbe affittare o vendere un immobile che non abbia queste classi energetiche: E entro il 2030 e  D entro il 2033.

In realtà questo obbligo ci sarebbe solamente per quegli immobili che sono oggetto di un’importante ristrutturazione e che quindi dovrebbero adeguarsi al nuovo limite di classe energetica. Nel caso in cui non venga fatta nessuna ristrutturazione o fino al momento in cui non si sia programmata, basterà avere l’ attestato di certificazione energetica APE che attesti lo stato di fatto, sia per vendere un immobile o che per affittarlo.

Certamente, nei prossimi anni, un immobile che consuma molta energia sarà meno appetibile sul mercato rispetto a quelli in classe A o B, ma questo fa parte delle normali dinamiche commerciali. È ovvio che una casa nuova, efficiente e in ottime condizioni valga più di una vecchia, energivora e da ristrutturare.

Puoi vendere un immobile in classe G

È bene chiarire che non vi sia alcun divieto di vendere un immobile in classe G. È plausibile che se l’immobile in questione non ha altri elementi che ne accrescono il prestigio, come l’ubicazione, l’orientamento, la vicinanza con i servizi e i mezzi di trasporto, il prezzo di vendita potrebbe non essere molto allettante.

Un possibile problema potrebbe essere la difficoltà di ottenere un mutuo per l’acquisto di un immobile di questo tipo, come ha denunciato l’ABI in questi giorni. Tuttavia, questo è un argomento che merita di essere approfondito, poiché la situazione potrebbe variare in base ai diversi fattori del mercato immobiliare.

Ad esempio, in alcuni casi, comprare casa da ristrutturare potrebbe essere un’opportunità per l’acquirente, soprattutto se può beneficiare di incentivi fiscali o di agevolazioni per la riqualificazione energetica.

Come preparano gli stati membri per la direttiva sulle case green?

Gli stati membri dell’Unione Europea stanno attuando politiche e programmi per promuovere l’edilizia sostenibile e garantire il rispetto della direttiva sulle “case green” e assicurare emissioni zero entro il 2050.

Ad esempio, molti paesi stanno promuovendo l’utilizzo di tecnologie green e di materiali edili ecologici, al fine di incentivare il raggiungimento della classe energetica E o superiore.

Inoltre, sono stati introdotti programmi di incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici, come bonus fiscali o contributi a fondo perduto per le famiglie che effettuano lavori di ristrutturazione.

Edifici esclusi dalla direttiva

Dopo il voto della Plenaria di Strasburgo, gli edifici che fanno parte del patrimonio storico e le seconde case verranno esclusi dal perimetro degli interventi obbligatori.

Conti alla mano, resteranno fuori oltre 3 milioni di edifici, ma i dati Istat mostrano che il 25% del patrimonio immobiliare italiano è costituito da edifici residenziali costruiti tra il 1919 e il 1945, i quali sembrerebbero essere esclusi dalla direttiva “case green”.

La distribuzione degli edifici storici varia a seconda delle regioni: Liguria e Molise presentano un patrimonio storico pari al 46,4%, Piemonte al 44,9% e Toscana al 39%.

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